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Redazione

Esercizi (spirituali) con papa Francesco

F ortuna? Casualità?No. Provvidenza. Alt! non ero nella cappella della casa del Divin Maestro, accanto al Papa e neppure nascosto in qualche stanza nei paraggi. Ho fatto gli esercizi con loro senza muovermi da casa. Anzi no. Per la verità,da casa mi sono mosso, rifugiandomi per qualche giorno in un luogo tranquillo e custodito.Ma l’esperienza degli esercizi seguiti passo passo,grazie alle sintesi delle meditazioni trovate quotidianamente sul internet,è stata davvero interessante e costrittiva.E’bastato ritagliarmi un po’di tempo o rallentare qualche impegno e per cinque giorni -tanti sono stati quelli che Papa Francesco insieme ad altri membri della Curia romana hanno trascorso ad Ariccia - ‘immergermi’, idealmente accanto a loro, nel gruppo privilegiato degli ascoltatori delle meditazioni del monaco Dom Bernardo Francesco Maria Gianni, abate dell’abazia di San Miniato a Monte,chiamato dallo stesso Papa a guidare gli esercizi spirituali della Quaresima di quest’anno. Il risultato? Non è facile dirlo ‘a caldo’,così come penso non sia stato facile neppure per i presenti ad Ariccia, ma l’impressione - e in alcuni momenti anche l’emozione - è stata grande. Si è trattato di cinque giorni, per leggere e meditare quanto è stato possibile cogliere dalle ‘sintesi’ delle dieci meditazioni,che poi ho sentito il bisogno di riprendere, una al giorno, nella settimana successiva. Più che le mie impressioni,penso sia utile riportare qui alcune delle parole,molto più autorevoli,che Papa Francesco ha detto nel ringraziamento finale al predicatore Dom Gianni: “Mi ha colpito il tuo lavoro per farci entrare,come ha fatto il Verbo, nell’umano; e capire che Dio sempre si fa presente nell’umano. Lo ha fatto la prima volta nell’incarnazione del Verbo, totale, ma Lui è presente anche nelle tracce che lascia nell’umano”. Si tratta, dunque, di fare nostra la logica dell’incarnazione. L’invito del Papa a tutti i presenti,ma che possiamo raccogliere anche noi, è stato,poi,quello di continuare a riflettere e a lavorare sui suggerimenti ricevuti dall’abate Gianni, nei quali Papa Francesco ha visto come “una strada segnata per il futuro…che ci porta sempre avanti. è davvero difficile sintetizzare i temi trattati e non è neppure il caso di avventurarci, ma a me ha colpito da subito l’ottica dalla quale il predicatore è partito - ed ha avuta sempre presente - nel suo “itinerario” proposto con tanta umiltà e rispetto già nella meditazione introduttiva: quella dichi dal suo osservatorio particolare (il monastero posto sul monte di fronte a Firenze) tiene continuamente posato il suo sguardo ‘contemplativo’sulla città (che è lo stesso che dire: sul mondo) da conoscere,comprendere, amare e servire. A fare da sottofondo una poesia di Mario Luzi, del dicembre 1997,dal titolo“Siamo qui per questo”e tanti spunti tratti dalla vita-testimonianza del ‘Sindaco santo’ (così lui lo ha definito), Giorgio la Pira.Lasciandosi andare anche a numerosi spunti e citazioni tratte dagli ultimi Papi,in particolare Papa Francesco, ma anche da documenti conciliari e altri maestri di fede e santi che hanno,incisivamente contribuito a rendere vive le sue meditazioni,provocando sentimenti di conversione e stimolando l’agire della Chiesa che deve adoperarsi perché“vinca e diventi concreto il desiderio di Dio per tutti gli uomini”. Perché il sogno di Dio sulle città è che -sotto l’azione del fuoco dello Spirito,“unica fiamma capace di arrestare la vampa devastatrice del mondo” - diventino “luoghi ardenti di amore, di pace, di giustizia”. Il suggerimento di Dom Gianni,che ha messo in guardia dalla ‘presunzione del non avere bisogno di nulla’ è stata quella di“ravvivare la fiamma del carisma di Dio’,facendo delle nostre città ‘simboli di pace, di fraternità e accoglienza’. Cosa possibile “riprendendo a cuore e a cura questo dono immenso che il Signore ci ha donato”, [...] “con una vita di preghiera, di ascolto della sua Parola, alimentandoci della santa e divina Eucaristia,vivendo una fraternità radicale che sgorga dall’ascolto della Parola e dalla conformazione alla logica eucaristica con la quale la vita divina si fa strada in noi”. Il predicatore ha parlato ancora della indifferenza, della possibilità di un nuovo inizio, dei giovani, della bellezza, di equilibrio, del rimettere al centro Dio, della necessità di fare memoria, della Pasqua come dell’’unico evento per i cristiani’, della capacità di desiderare, dell’accoglienza, della fraternità, della necessità di prendere sul serio la parola ‘comunità’, del silenzio,dell’ospitalità,della speranza e tanti atri temi,con vari e preziosi suggerimenti, che sarebbe lungo anche soltanto elencare.Molti di questi temimi hanno toccato personalmente anche per l’esperienza particolare di comunità e di Oasi che il Signore mi ha fatto il dono di poter vivere,con la quale tanti dei temi trattati da Dom Giannisi incrociano e ci arricchiscono. Desidero, però, concludere con due sue affermazioni: “La Chiesa, la città, possono essere esperienze di vera accoglienza se vivono nella loro intimità un’autentica fraternità… Qualsiasi missionarietà che vorrebbe prescindere da questa adesione al carattere comunitario,fraterno,implicato dalla stessa comunione trinitaria, è inevitabilmente una missione destinata alla rovina, al fallimento,perché si smentisce nella sua più intima identità”. C’è davvero tantissimo da meditare.Lo stesso Papa Francesco ce lo ha raccomandato invitandoci a continuare sulla strada tracciata dalle meditazioni dell’abate Gianni“per avere quella memoria del futuro che ci porta sempre avanti”


Don Alberto Mariani

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